La retorica elettorale e l’importanza della moderazione
Pensieri, parole, opere… e opinioni

Come spesso è accaduto, anche in occasione della campagna elettorale in corso per Amministrative ed Europee ho cercato di non produrre articoli di opinione onde evitare il rischio di scadere nella retorica partitica e nella faziosità.
A una settimana dal voto, tuttavia, considerate le recenti esternazioni di più di un candidato, mi sono reso conto che una riflessione è d’obbligo.
«Venti anni fa mai avrei immaginato che si potesse anche solo pensare di imboccare una deriva come quella che stiamo attraversando oggi» mi ha detto ieri sera un caro amico con il quale commentavamo le possibilità di voto e le prospettive di una rappresentanza equilibrata in seno al Parlamento Europeo per la nostra regione. Ma la deriva, riflettevamo insieme, non solo si è pensato di prenderla, ma la si sta percorrendo a tappe forzate con la baldanzosa certezza che l’opinione pubblica sia abbastanza distratta da non imporre un quanto mai necessario “alt”. La si vede nella gestione propagandistica di qualunque questione di Stato, nella distorsione dei dati, negli escamotage messi in atto per evitare il contraddittorio e in un revisionismo storico gettato qui e là come semi dalla sacca di un contadino che si augura un domani di veder germogliare qualcosa di buono dal sudore della sua fronte. Il problema è che i semi in questione sono braccia tese al cielo, rievocazioni della Decima, l’auspicio di disabili in classi separate, revisionismo giuridico, secessioni dei ricchi e così via…
«Sia chiaro – proseguiva l’amico in questione, pronunciando un enunciato che mi trova sostanzialmente d’accordo, – io la colpa di tutto questo la do alla sinistra, perché se hai trascorso decenni a tacciare di fascismo tutto ciò che non aderiva perfettamente alla tua ideologia, come Pierino con il lupo non puoi stupirti che le persone abbiano iniziato a pensare che se tutto è fascismo, allora niente lo sia.»
E da qui voglio partire per condannare, lo dico senza mezzi termini, la realtà politica sempre più polarizzata e caratterizzata da toni accesi che ha piagato l’Italia nell’ultimo ventennio. Proprio quando la moderazione sarebbe dovuta emergere come un valore imprescindibile per garantire una sana dialettica democratica, la campagna elettorale in corso ha invece evidenziato una volta di troppo quanto sia facile spostare l’attenzione dell’elettorato su questioni marginali e spesso banali, allontanandola dai veri problemi che affliggono il Paese. Questo fenomeno non solo ha distorto il dibattito pubblico ma, complice la logica del meme che rende divertente anche ciò che invece dovrebbe stimolare una riflessione critica, rischia di compromettere seriamente la qualità delle scelte politiche.
Il risultato è che, soprattutto in territori di frontiera come la Locride, non si comprende appieno l’importanza dell’appuntamento elettorale al quale stiamo andando incontro, di quale sia l’impatto che il Parlamento Europeo può avere su molte delle politiche che influenzano la nostra vita quotidiana (e no, non si tratta del tappo che rimane attaccato alla bottiglia di plastica) e di quanto sia importante selezionare rappresentanti che siano capaci di comprendere e mediare tra le esigenze nazionali e quelle comunitarie.
L’Italia, come membro fondatore dell’Unione Europea, ha una responsabilità particolare nel contribuire alla costruzione di un’Europa forte e unita. Scegliere con oculatezza i propri rappresentanti significa assicurarsi che chi siederà a Bruxelles e Strasburgo sia in grado di difendere gli interessi del Paese promuovendo al contempo politiche che favoriscano la coesione e lo sviluppo dell’intera comunità.
I rappresentanti italiani devono quindi possedere una visione chiara delle priorità nazionali, ma anche una profonda comprensione delle dinamiche comunitarie. Devono essere in grado di negoziare e collaborare con i loro colleghi europei per trovare soluzioni condivise ai problemi comuni, come la gestione delle migrazioni, la politica economica, la sostenibilità ambientale e la sicurezza internazionale.
La retorica accesa e divisiva rischia di distogliere l’attenzione dai veri problemi, alimentando paure e pregiudizi che non fanno che togliere fiducia nelle istituzioni e nei processi democratici internazionali proprio oggi che il Paese ne ha un disperato bisogno.
È attraverso il confronto pacato e razionale che si possono individuare le soluzioni migliori ai problemi complessi che affrontiamo. In un’epoca di sfide globali, dall’emergenza climatica alle crisi economiche, è fondamentale che i rappresentanti politici sappiano mantenere un tono moderato, capace di unire piuttosto che dividere.
Solo attraverso un approccio moderato e costruttivo potremo affrontare le sfide del futuro e costruire un’Europa più forte e coesa, in grado di garantire prosperità e stabilità per tutti i suoi cittadini, compresi quelli italiani.
Continuando a intorbidire le acque del confronto invece, non faremo altro che restare isolati, rischiando, oltretutto, di non ricevere nemmeno quell’elemosina necessaria a risollevare il capo nel momento in cui faremo la fine della Grecia.
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