Revocata dopo 13 anni la confisca nei confronti dell’imprenditore Antonino Giordano
Riceviamo e pubblichiamo
La sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, presieduta dalla dr. Gabriella Di Marco, ha revocato la confisca del patrimonio diAntonino Giordano.
L’imprenditore di Misilmeri era stato ritenuto soggetto pericoloso in quanto appartenente a Cosa Nostra. Lo stesso, infatti, nell’ottobre del 2000, con ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari di Palermo, era stato arrestato per associazione mafiosa. Gli si contestava di aver costituito, unitamente ad Angelo Bonanno, ritenuto esponente di spicco di Cosa Nostra e altri, un meccanismo di controllo degli appalti in provincia di Palermo attraverso la manipolazione delle procedure di aggiudicazione e l’intimidazione dei possibili concorrenti.
Con sentenza del 05/02/2002, lo stesso veniva condannato alla pena di cinque anni di reclusione e, con decreto del 10/07/2011 il Tribunale di Palermo, in sede di prevenzione, gli confiscava il patrimonio di diverse decine di milioni.
Con sentenza del 02/03/2023, la Corte di Appello di Caltanissetta accoglieva l’istanza di revisione e assolveva Giordano per non aver commesso il fatto. Si rilevava, fra l’altro, l’errore di identificazione dello stesso in alcune conversazioni intercettate che avevano fatto dedurre la sua partecipazione alle attività criminali.
Cosicché, dopo l’assoluzione, il Tribunale di Palermo ha accolto il ricorso dell’Avvocato Baldassarre Luria per la revoca del provvedimento di confisca, ritenendo il venir meno dei requisiti legali che lo avevano giustificato.
Si tratta di una decisione che supera la consolidata giurisprudenza conservativa dello stesso tribunale di Palermo, spiega il difensore, «in materia di prevenzione l’appartenenza mafiosa (che giustifica la confisca) è sempre stata ritenuta una nozione diversa dalla partecipazione all’associazione mafiosa (che diversamente integra il reato di cui all’articolo 416 bis del Codice Penale), cosicché l’eventuale assoluzione non ha mai determinato alcuna interferenza sul giudicato di prevenzione.
Noto è il caso dei fratelli Cavallotti, per i quali la Corte di appello di Palermo ha recentemente respinto analoga istanza di revoca ritenendo irrilevante l’intervenuta assoluzione. Il caso Cavallotti è, adesso, all’esame della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo cui abbiamo fatto ricorso nel 2016. Proprio nei mesi scorsi la prima sezione della CEDU ha messo sotto accusa il Governo italiano cui si contesta la violazione del principio di legalità.»
La decisione del Tribunale nei confronti di Giordano sembra adesso recepire proprio i principi che hanno motivato il ricorso Cavallotti.
Nel provvedimento di revoca del Tribunale di Palermo, si afferma come, nel caso di Giordano, a seguito dell’assoluzione in revisione, sono venute meno le ragioni che avevano giustificato il giudizio di pericolosità sociale, evidenziandosi che gli accertati rapporti personali tra questi non andavano a di là della mera contiguità, del tutto irrilevante.
«Attiveremo adesso le azioni risarcitorie per il recupero del patrimonio perduto e dell’ingente danno patito da Giordano», conclude il difensore Lauria.