AMA Calabria: profonde emozioni con “Il calamaro gigante”

Dall’Ufficio stampa AMA Calabria
Ogni fiaba dovrebbe avere un lieto fine, ma Il Calamaro Gigante non prevede un finale da tutti vissero felici e contenti. Lo spettacolo con Angela Finocchiaro e Bruno Storti, che ha inaugurato la stagione teatrale di Associazione Manifestazioni Artistiche della Calabria al Teatro Grandinetti Comunale di Lamezia Terme, è una storia in cui due mondi lontani si incontrano creando una immagine surreale.
È l’incontro tra i due protagonisti e, a determinare quella che può essere definita un’illusione, una fantasiosa avventura vissuta casualmente tra lo zoologo realmente esistito nell’Ottocento Pierre Denys de Monfort (Stori) e l’assicuratrice Angela (Finocchiaro), personaggio frutto della mente dello scrittore Fabio Genovesi, che con il suo omonimo libro ha ispirato il lavoro diretto da Carlo Sciaccaluga.
Sono due gli aspetti che caratterizzano Il Calamaro Gigante: si riesce a ridere e, al tempo stesso, a riflettere senza dover obbligatoriamente coniugare le due cose. Si riesce a nuotare in superficie nel mare delle battute della Finocchiaro, sempre perfetta nel suo modo di recitare volutamente stralunato, o ci si può immergere negli abissi di una commedia che invita a confrontarsi con tematiche più importanti.
La storia, introdotta da tre narratori apparsi in mezzo al pubblico, narra di Angela che si trova bloccata nel bel mezzo di una coda di auto dirette al mare, proprio quel luogo che lei stessa non ha mai amato; frangente in cui parla dei suoi sogni e dei suoi desideri giovanili rimasti irrealizzati per colpa della famiglia. È il mare a travolgerla con un’onda gigantesca, dalla quale viene salvata da Monfort, personaggio che le appare alquanto bizzarro per il suo modo di parlare e che crede nell’esistenza di un animale per molti inesistente: il Calamaro Gigante.
Lo zoologo riesce a coinvolgere Angela in un viaggio pieno di avventure, tra onde altissime con il mare in tempesta e la visione di quel mostro marino che stanno cercando. Momenti che si scontrano con i suoi ricordi rassicuranti, dell’inconscio che mostra le sue paure più profonde. È proprio questa la tematica che si denota nell’intera narrazione: la paura di avventurarsi in situazioni mai previste o ricercate. Quella di Angela è sempre stata una vita in cui è andata alla ricerca di un rifugio sicuro, molto spesso illusorio.
Monfort la spinge a credere ai sogni, a inseguirli anche quando sembrano irrealizzabili e irraggiungibili. È accaduto con il calamaro gigante, che per gli scienziati non esisteva e chi credeva nella sua esistenza era considerato strano. Un atteggiamento che ci riporta all’ossessione del capitan Achab di Moby Dick. Il calamaro gigante è il simbolo dell’irreale che diventa reale; una metafora di come i sogni possono essere realizzati, vivendo una vita diversa da quella che ci imponiamo: un modo di affrontare la vita dando spazio ai propri sentimenti e allontanando gli stereotipi che la vita di ogni giorno ci suggerisce di seguire.
Finocchiaro e Stori sono a proprio agio nei rispettivi ruoli. L’attrice milanese conferma la sua straordinaria bravura nel saper far sorridere in maniera semplice e spontanea. Non c’è nessuna forzatura in ogni sua battuta. Stori è convincente nel ruolo di Monfort, riuscendo ad essere al tempo stesso spalla dell’assicuratrice Angela e guida della stessa.
L’intera narrazione de Il Calamaro Gigantesi muove nel mezzo di una scenografia che fa immergere gli spettatori tra le onde marine create con grandi lenzuola mosse da Gennaro Apicella, Silvia Biancalana, Marco Buldrassi, Simone Cammarata, Sofia Galvan, Stefania Menestrina, Caterina Montanari e Francesca Santamaria Amato, che sono fondamentali con il loro supporto: recitano, ballano, coinvolgono il pubblico con le loro acrobazie, tutte esibizioni che arricchiscono ogni momento della commedia.
Sullo sfondo del palcoscenico è posto uno schermo sul quale, grazie alla grafica elaborata con un computer, si muove il mare agitato e il calamaro gigante. C’è anche un momento in cui la protagonista incontra la nonna, sempre disegnata, che la spinge ad aprire la mente alle verità dell’irrazionale, cercando di farla vivere con disincanto.
Il finale de Il Calamaro Gigante è stato un tripudio per Finocchiaro, Storti e tutta la compagnia. In un teatro gremito in ogni ordine di posti il pubblico ha restituito con lunghi applausi il proprio apprezzamento per un lavoro che ha lasciato profonde emozioni.