Costume e SocietàLetteratura

La Trattativa del Bar e il Carisma di Donna Angelina

Storie d’altri tempi

Di Francesco Cesare Strangio

«Vedi un pò tu, anche se credo che non valga la pena disturbarla.»
«Vale eccome la pena di disturbarla! Non dimenticare mai del carisma che gode in seno alla comunità. Tutt’oggi la gente porta rispetto alla memoria di suo padre, anche se lei non è da meno.»
«Fai tu… per me va tutto bene.»
All’indomani Marco andò a trovare la sua madrina. Donna Angelina era come sempre intenta a servire i clienti ma, nel vederlo, lo accolse com’era solita fare.
Marco si avvicinò e contraccambiò i saluti, baciandole la mano.
«Quale buon vento ti porta nella mia umile bottega?»
«Le vele del mio vascello sono animate dal vento della speranza… fate prima le vostre cose perché vi devo portar via un pò del vostro prezioso tempo.»
Marco prese posto sulla solita sedia che comare Angelina gli dava ogni qual volta andava a trovarla.
Marco rimase seduto con il gomito del braccio destro posto sulla mano sinistra poco sopra l’ombelico, in prossimità del fianco destro e con le dita della mano, pensieroso, si accarezzava il mento.
Quando i clienti abituali finirono di fare la spesa, donna Angelina destò Marco dai suoi pensieri.
«Compare Marco in che posso esserti utile?»
«Comare Angelina, sono venuto da voi per un consiglio. C’è Cosimo Mezza Cazzuola che ha intenzione di comprare il bar-tabacchi del Giordano. Dato che non c’è persona nel paese che non vi deve qualcosa, ho pensato di venire a disturbarvi per chiedere il vostro intervento.»
«Stai tranquillo, più tardi mando mio figlio Cosimo per informare Giordano che desidero parlargli. Fammi capire, Mezza Cazzuola come pensa di pagare?»
«Possibilmente in due tranche. Una caparra al compromesso e il saldo alla fine dell’anno.»«Vedo quello che posso fare.»
Marco salutò donna Angelina e se ne andò al cantiere. Mezz’ora dopo udì in lontananza il classico rombo della Gilera 125. Marco prestò attenzione e dopo un pò vide passare Cosimo in moto. Non si era sbagliato; donna Angelina aveva mandato il figlio dal proprietario del bar della stazione. Poco meno di mezz’ora da quando Cosimo era passato nei pressi del cantiere, Marco risentì nuovamente il rombo del motore e rivide passare Cosimo. Come sempre donna Angelina aveva adottato il motto: “Il tempo non lascia tempo.”
La mattina seguente, Cosimo si presentò al cantiere per dire a Marco di passare dal negozio, perché desiderava vederlo sua madre. Mezz’ora dopo la visita di Cosimo, Marco si presentò da donna Angelina. Una volta dentro al negozio, donna Angelina lo pregò di sedersi e prese a dire: «Ieri sera è passato Giordano, che si è dimostrato disponibile a qualunque combinazione. Il prezzo che chiede è di cinquanta milioni, io gli ho detto che Mezza è disposto a dargli quaranta. Dopo un pò di resistenza ha accettato la mia proposta. Sulla questione pagamenti, giacché ci sono io a garantire, mi ha autorizzata a fare come meglio credo. A questo punto dobbiamo decidere noi, badando di non svantaggiare nessuno.
Adesso mi dovrai dire tu come muovermi.
»
«Mezza versa venti milioni alla firma del compromesso, il saldo entro un anno.»
«Ma quale compromesso. Al Giordano basta la mia parola. Solo che se Mezza non paga, avendo perorato la causa, sarò io a rispondere dell’eventuale somma mancante. Mezza quand’è che vuole prendere possesso del locale?»
«Alla fine dell’anno!»
«Vediamo com’è messo Giordano e poi ne parliamo.»
La trattativa del bar, donna Angelina l’aveva chiusa alla grande. A Marco non restava che incontrare Mezza e informarlo del buon esito dell’operazione e stabilire la data del subentro.
Puntuali come sempre, la mattina seguente Marco e Mezza Cazzuola presero il caffè al bar di Rocco. In considerazione che la trattativa dell’acquisto del bar era chiusa, informarono Rocco, che si felicitò e aggiunse: «Vuol dire che andiamo assieme al monopolio a prelevare i tabacchi.»
«Non posso dire di non essere fortunato» disse Mezza Cazzuola.
Mancavano pochi giorni a ferragosto, di solito l’impresa si fermava per sei giorni. L’andamento dei lavori era in perfetta sincronia con il programma; potevano serenamente farsi un paio di giorni di vacanza in più. L’impegno della prima promessa e del viaggio in Svizzera lo dissuase dall’attuare il prolungamento delle vacanze.
Arrivò il giorno tredici, alla fine della giornata lavorativa Marco pagò gli operai e i discepoli e fissò il rientro per il giorno diciotto al solito orario.
In coincidenza dei pochi giorni di ferie, Marco passò la maggior parte del tempo dalla fidanzata. Tutte le mattine, per mantenere i rapporti con i compaesani, faceva il giro dei bar.
Nel passare dal Primavera, trovò Mario seduto a uno dei tavolini della saletta che confabulava con Teodora ed Eleonora a sicca.
Vedendo Marco Fera, Mario chiese scusa alle due donne e mosse verso di lui e lo invitò a sedersi per discutere del lavoro affidatogli in appalto. Mario, voleva sapere quanto tempo occorreva per l’ultimazione dei lavori.
Mario non era solito dare fretta alla gente; quel suo modo di fare legittimò Marco a chiedere se ci fosse qualcosa che non andasse.

Redazione

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