Costume e SocietàLetteratura

Il mistero di Ilone: tra ferite e silenzi

La Legge è uguale per tutti

Di Giuseppe Pellegrino

Lo stesso collo aveva una posizione innaturale, sembrava floscio e inerte. Le ferite al collo poi sembravano frutto della mano di un uomo forte, che tenevano la vittima ferma dalle spalle, forse per meglio colpire a tergo con la lama. Tuttavia, questo contrastava con le altre ferite, che erano profonde e numerose, ma non mostravano tracce di sangue; le stesse vesti sporche sembravano quasi immuni dal sangue, anche dove i fendenti avevano trafitto vesti e corpo. Euridice non si fece vedere. D’altronde era bene non mostrare un corpo orribilmente offeso. Meglio  aspettare la fine dell’opera delle donne e del vestimento funebre.
Come di incanto, all’improvviso, si cominciarono a sentire cantilene lugubri di donne che si percuotevano il petto, gridavano il dolore della famiglia e degli amici. I locresi non piangevano i morti, ma ne cantavano in modo straziante le lodi. Ricordavano a tutti le mai conosciute virtù di generosità e di bontà del defunto e gli atti di coraggio e di valore mai visti.
Zaleuco non se ne andò mentre veniva sistemato il cadavere. Si fece dare dalle donne le vesti e, prima che le stesse lavassero il corpo, mentre Tirso si appartava con Tissaferne, volle vedere le ferite. Tutte di identica larghezza come procurate da lama dello stesso spessore. Tutte profonde e uguali come se inferte a un corpo che non aveva cercato neppure di schivare i colpi. Tutte aperte e senza sangue. I colpi erano stati inferti al petto e alle spalle, come se l’assassino avesse rancori antichi contro la vittima. Solo il collo inerte aveva rivoli di sangue e una riga tutt’intorno.
Mentre osservava la vestizione del corpo per la cerimonia funebre, Zaleuco si avvicinò a Agesilao, l’oplita che aveva portato Ilone con il carro e gli domandò: «Dimmi Agesilao chi ti ha dato la notizia del rinvenimento del corpo di Ilone?»
«Tissaferne, mi ha mandato dicendomi che dei marinai, scesi dalla Polifemo, che era attraccata al porto di Zefirio, dopo aver scaricato la merce che avevano messo sui carri per portala a Locri, fatta poca strada, avevano visto il cadavere nei pressi di Aretusa, in una scarpata», rispose l’oplita.«Dimmi ancora: vi erano tracce di lotta sul posto? Hai visto sangue o armi?» continuò il Pastore.
«No, splendente – rispose l’oplita – né tracce di lotta né armi.»
Era la seconda volta che quel giorno il magistrato veniva chiamato con il vecchio soprannome di quando direttamente da Minerva aveva ricevuto le tavole delle leggi locresi. Ma a differenza di Euridice, Agesilao sembrava essere sincero nell’uso della parola, non sembrava avere un secondo fine.«Perdonami ancora – disse Zaleuco – hai avuto modo di parlare con i marinai? O di sapere perché venivano a Locri?»
«Pastore, non ho parlato con nessuno. So che come sempre, quando si scarica la merce, sono i servi a portare nei magazzini con i carri tutto. Ma questa volta, la Polifemo doveva fermarsi qualche tempo, perché fra tre giorni inizia la festa della Sacra Prostituzione e forse loro stessi aiutavano i servi nel viaggio» Rispose Agesilao, con la testa leggermente china in senso di rispetto.Quest’uomo potrà essere utile, pensò in mente sua Zaleuco e si riservò parlare con lui in altra situazione. Il Magistrato era tormentato dal pensiero di capire tante cose e di avere risposte a tante domande, forse inutili, che riempivano la sua testa. Perchè uccidere Ilone? Seppure non generoso, il siracusano non aveva mai fatto torto a nessuno sì da meritarsi una morte così violenta e appariscente. Si voleva colpire l’alleato Siracusa? Ma così aveva ragione Tirso, si colpiva Locri. Chi aveva interesse a colpire la polis? Non gli italioti, perché ormai integrati ai greci venuti dal mare. Né si poteva pensare ai siculi, che erano stati cacciati con la frode da tempo dalla locride e di loro non restava che qualcuno, ormai cittadino. E ancora altre domande non avevano risposte. Se la nave aveva portato merce per Ilone, come mai al porto era andato da solo? Se era Ilone a dover spedire merce, come mai non vi era traccia di carri e di uomini per il trasporto? come mai nessuno aveva preso le sue difese e lasciato solo il pròsseno? E le ferite ? perché non grondavano sangue? E il collo? Era rotto?
Era inutile porsi le domande a quell’ora. E poi il malumore per essere stato svegliato non era passato e la testa doleva, soprattutto dove vi era la benda. Zaleuco invocò in cuor suo Atena. La storia non gli piaceva. Sembrava nascondere qualcosa più grande e terribile che incombeva sulla città. Ma Atena e Persefone avrebbero vegliato sulla polis. All’improvviso si era ricordato delle parole di Agesilao: «Fra tre giorni inizia la festa della Sacra Prostituzione». Occorreva fare presto; le esequie non potevano attendere. Certo, per la tomba Ilone era stato previdente. Sembrava un tempio e il Siracusano l’aveva eretta non in previsione di una sua imminente fine, ma come prova tangibile della sua ricchezza.

Continua…

Redazione

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