Costume e Società

Riscoprire la storia del ferro in Calabria: la riflessione di Guido Mignolli

Guido Mignolli, Direttore del Gal Terre Locridee, offre una riflessione intensa e articolata su una storia dimenticata della Calabria: quella del ferro, con il suo epicentro nelle fabbriche dell’Alta Locride e delle Serre, tra Stilo, Bivongi, Pazzano, Chiaravalle e Mongiana. Una vicenda affascinante ma quasi scomparsa dalla memoria collettiva, che recentemente ha ripreso a farsi spazio grazie alla canzone a tema di Eugenio Bennato. “Non sono solo canzonette”, afferma Mignolli, sottolineando il potere penetrante della musica nell’aprire vie al sapere e nel riportare alla luce percorsi dimenticati.
La storia del ferro in Calabria è unica e complessa, estendendosi per almeno cinque secoli. Mignolli denuncia come questa eredità sia stata spesso negata, seppellita sotto il peso di vicende e scelte che hanno voluto cancellarla. La canzone di Bennato non solo ha contribuito a risollevarla dall’oblio, ma ha anche stimolato un dibattito importante sulla sua consistenza storica, sfidando mistificazioni e superficialità.
Mignolli riflette su come, nell’era delle fake news, la diffidenza verso le verità storiche possa generare reazioni emotive e contrapposizioni superficiali. Questa dinamica porta spesso a un pentimento tardivo: “Sono quei momenti in cui ti rendi conto di non aver studiato abbastanza. Ora potresti dire la tua, ma cosa hai da mettere sul piatto del confronto se non letture comuni e frammentarie?” Tuttavia, egli sottolinea che esistono fonti e letterature, persino americane, che riconoscono questa vicenda come un esempio unico di protezionismo tecnologico, sociale e culturale.
La fabbrica di Mongiana, emblema di questa storia, è per Mignolli un caso straordinario, non solo per le capacità tecnologiche che rappresentava, ma anche per il suo contesto sociale e naturale. Racconta con emozione di aver visitato gli archivi e gli spazi di questo complesso industriale, di aver toccato con mano le conquiste e le tragedie che lo hanno segnato. Tra i ricordi spicca quello di una discendente di un operaio della fabbrica, ormai sola, che viveva in una delle case operaie: “Il tempo sembrava essersi fermato in quegli spazi, carichi di storia e memorie struggenti.”
Nel racconto di Mignolli, emergono anche dettagli tecnici e umani: i forni ritrovati e ricostruiti come puzzle tridimensionali, simbolo della brutalità con cui la fabbrica fu chiusa, e le testimonianze di come la natura abbia parzialmente nascosto, ma mai cancellato, i segni di questo passato. La sua esperienza sul campo lo porta a immaginare il lavoro nelle fabbriche, tra fumi e rumori, rendendo vivo un mondo ormai lontano.
“È una storia che va approfondita,” conclude Mignolli, spingendo a superare i limiti della conoscenza superficiale e immergersi nei luoghi, negli archivi e nelle testimonianze. Egli invita, a partire da Campanella, a esplorare le valli e i corsi d’acqua della Calabria, a ricercare le “verità profonde” che possono ancora emergere dalle pietre e dai documenti. Solo così si potrà comprendere la vera essenza di questa gente, figlia della terra e della sua storia, e dare finalmente il giusto valore a un passato che merita di essere ricordato.

Francesca Sabatini

Giornalista d’assalto e senza peli sulla lingua, Francesca sarebbe disposta davvero a tutto pur di raccontare la verità. La sua esperienza nel settore dell’audiovisivo ne fa una professionista a tutto tondo, ma è nell’elaborazione dei testi che la Sabatini dà il meglio di sé. Mente brillante al servizio di un territorio che intende “rovesciare come un calzino”, non c’è stenografo che possa tenerle testa o opinionista da salotto che possa leggere le sfumature della realtà politica locale come lei ci ha abituato a fare. Il suo sogno? Essere la prima a raccontare l’incontro con una civiltà aliena.

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