
In due differenti lettere aperte, Domenico Tallini, ex Presidente del Consiglio regionale della Calabria, e Vincenzo Speziali, membro del Bureau Politique del PPE, convergono in una critica feroce nei confronti del Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto. Entrambi gli autori denunciano comportamenti arroganti, mistificazioni e una gestione del potere regionale volta a marginalizzare voci scomode, creando un clima politico teso e divisivo che, secondo loro, sta minando le basi stesse della democrazia regionale.
Tallini accusa Occhiuto di averlo diffamato durante una riunione dei capigruppo di maggioranza, attribuendogli il rifiuto di una sua candidatura per ragioni “caratteriali”. Tallini nega con forza questa versione dei fatti, ricordando che, nel 2021, aveva scelto volontariamente di non candidarsi per concentrarsi sulla difesa dalle accuse giudiziarie che, alla fine, si sono concluse con una piena assoluzione “perché il fatto non sussiste”. Questa precisazione, secondo Tallini, mette in luce un tentativo da parte di Occhiuto di riscrivere la storia per adattarla ai propri interessi politici, senza tenere conto della verità e delle vicende personali degli altri attori coinvolti.
L’ex Presidente del Consiglio regionale sottolinea inoltre come Occhiuto abbia mostrato una doppia morale, dimostrando garantismo solo verso i suoi alleati e disprezzo verso gli avversari. Tallini accusa il governatore di aver messo in atto un disegno politico volto a sacrificare gli interessi collettivi, come la centralità di Catanzaro, in favore di logiche clientelari e favoritismi personali. La chiusura della cardiochirurgia al Sant’Anna Hospital e il potenziamento di Cosenza a scapito di Catanzaro sono, per Tallini, esempi emblematici di questa politica cinica e divisiva, che rischia di compromettere il sistema sanitario regionale e il benessere dei cittadini. Egli denuncia una strategia che sembra orientata più a consolidare il potere personale del Presidente che a risolvere i problemi strutturali della regione.
Speziali si inserisce nel dibattito con un tono tagliente e polemico, descrivendo la situazione politica calabrese come un “delirium occhiutiensis”, una definizione che evidenzia un clima di confusione e arroganza politica. Richiamando la lettera di Tallini, Speziali concorda nel denunciare la mancata coerenza di Occhiuto rispetto ai principi fondativi di Forza Italia, soprattutto in materia di garantismo. L’autore accusa il Presidente di aver ignorato il dramma personale e politico vissuto da Tallini durante il suo “calvario giudiziario”, preferendo invece mostrare ipocrisia e opportunismo. Questo atteggiamento, secondo Speziali, è il simbolo di una politica che ha perso di vista i valori fondanti e si è ridotta a una mera gestione del potere fine a se stessa.
Speziali critica anche la vicinanza di Occhiuto a figure controverse, come Klaus Davi, attribuendo al Presidente della Regione un atteggiamento che favorisce interessi personali e “corti dei miracoli” a discapito delle reali necessità del territorio. L’autore descrive Occhiuto come un politico che tende a schiacciare chiunque non si allinei al suo disegno di potere, sottolineando la sua presunta incapacità di gestire conflitti politici e giudiziari con equilibrio e umanità. Questa descrizione getta un’ombra pesante sulla leadership regionale, che appare sempre più isolata e distante dai bisogni reali della popolazione.
Le lettere di Tallini e Speziali rappresentano una critica congiunta alla leadership di Roberto Occhiuto, descritta come autoritaria, opportunista e priva di coerenza etica. Il sacrificio della centralità politica e sanitaria di Catanzaro, l’esclusione di personalità storiche come Tallini e l’incapacità di sostenere un reale garantismo politico sono i principali capi d’accusa mossi dai due autori. Queste denunce, al di là della polemica, sollevano questioni importanti sullo stato della politica calabrese e sulle sue implicazioni per il futuro del territorio. Esse offrono uno spunto per riflettere non solo sulle dinamiche di potere interne alla regione, ma anche su come queste influenzino la percezione pubblica delle istituzioni e la fiducia dei cittadini verso la classe dirigente. La Calabria, già segnata da gravi problemi sociali ed economici, non può permettersi una leadership incapace di unire e guidare con una visione chiara e condivisa.
In questo contesto, è fondamentale chiedersi quali siano le vere priorità della politica regionale e come si possa invertire una tendenza che appare sempre più preoccupante. Le lettere di Tallini e Speziali non sono solo una denuncia, ma anche un appello a un cambiamento che metta al centro il bene comune, superando logiche divisive e personalismi che rischiano di lasciare la Calabria in una situazione di perenne arretratezza.