Caronte & Tourist: revocata la misura di prevenzione personale e patrimoniale a Massimo Buda

Dalla Studio Legale Vigna
La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha disposto la revoca delle misure di prevenzione personali e patrimoniali applicate a Massimo Buda e al suo nucleo famigliare. La decisione segna un momento importante in una lunga vicenda giudiziaria legata all’indagine denominata Scilla e Cariddi, che aveva coinvolto la società di navigazione privata Caronte & Tourist.
L’indagine, coordinata dalla Direzione Investigativa Antimafia e dalla Procura di Reggio Calabria, ipotizzava un condizionamento mafioso sulle attività della Caronte & Tourist spa e delle imprese collegate. Si sosteneva che Massimo Buda, dipendente della società, ritenuto esponente della famiglia Buda di Villa San Giovanni, fosse un punto di riferimento per gli interessi della ‘ndrangheta all’interno dell’azienda. Secondo gli inquirenti, avrebbe agevolato le cosche locali nella gestione di vari servizi, come ristorazione, pulizia e assunzioni di personale, oltre a beneficiare di una rapida progressione in carriera.
Nel 2021 l’amministrazione giudiziaria della società e il sequestro di beni di proprietà di Massimo Buda avevano dato inizio a un periodo difficile per lui e la sua famiglia. Tuttavia, la difesa, composta dagli avvocati Francesco Calabrese, Guido Contestabile, Francesco Albanese e Davide Vigna, ha contestato le accuse, portando avanti un lungo lavoro per dimostrare l’estraneità del proposto ai fatti contestati. Attraverso testimonianze, documenti e una consulenza tecnico-contabile sulla provenienza legittima dei beni (curata dal Dott. Francesco Deraco), il collegio difensivo è riuscito a confutare l’intero impianto accusatorio.
La Corte d’Appello, con il decreto depositato martedì 28 gennaio, ha accolto le argomentazioni della difesa, annullando il precedente decreto adottato dalla sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria nel 2022. Tale provvedimento non solo revoca le restrizioni personali a carico di Massimo Buda, ma restituisce anche i beni confiscati al suo nucleo famigliare e ai terzi coinvolti.
Gli avvocati difensori hanno espresso soddisfazione, sottolineando come questa decisione rappresenti un riconoscimento dell’estraneità di Buda rispetto alle accuse mosse inizialmente. Per il nucleo famigliare dell’ex dipendente si chiude un capitolo doloroso, che ha avuto un forte impatto sul piano sia personale sia professionale.
Il decreto della Corte d’Appello costituisce un precedente significativo, soprattutto per quanto riguarda la tutela dei diritti individuali in situazioni in cui l’applicazione di misure preventive può risultare sproporzionata rispetto alle evidenze disponibili.