Costume e Società

Antichi monasteri e conventi di Bovalino

Di Antonio Ardore

La presente ricerca tratta di abbazie presenti sul territorio della baronia di Bovalino dal secolo IX, quando i monaci basiliani della Sicilia scapparono in Calabria in quanto l’isola era passata sotto il dominio arabo. I monaci si posizionarono vicino a fonti d’acqua o fiumare per avere a disposizione acqua; piantarono viti, ulivi, querce, castagni e si dedicavano a educare i bambini e gli adulti a coltivare la terra. Nel 1547, il Papa ortodosso di Grecia inviò in missione nella diocesi di Gerace il monaco Atanasio Calceopulo col compito di visitare i monasteri e, vedendoli in declino, li aggregò al santuario di Santa Maria di Polsi; successivamente in diocesi si passò dal rito greco ortodosso a quello latino e il Calceopulo divenne vescovo di Gerace. Dopo il terremoto del 1783 c’è l’istituzione della Cassa Sacra, con la quale si dava in affitto chiese, conventi e terreni ai privati e il ricavato veniva spedito dalla Famiglia Stranges di San Luca alla cappella del Santissimo Presepe della Basilica Santa Maria Maggiore a Roma. Tutti i regnanti dell’intera Europa inviarono studiosi per accaparrarsi i manoscritti dei vari monasteri e conventi. L’Oppedisano, nel 1932, riporta i monasteri di Santo Stefano, San Costantino, San Giovanni e San Salvatore; di tutti questi ci sono pochissime notizie. Nelle vallate delle pietre in territorio di Natile Vecchio di Careri i monaci scavarono asceteri e romitori nei piccoli monoliti col nome di Afrundu e Rocche di San Pietro.

Monastero San Giorgio

Era una chiesa quadrangolare a tre absidi di 9,20 metri di lato, i muri di spessore di 0,95 metri con un’altezza di 3 metri. Aveva 2 porte d’accesso lateralmente. All’interno della chiesa c’erano 4 colonne di granito grigio e con 3 navate, il pavimento con tessere in mosaico.
La chiesa doveva avere la forma della Cattolica di Stilo e del Patirion di Rossano Calabro. Il pavimento e le colonne sono state prelevate e portate al museo Nazionale di Reggio Calabria. Era l’unico centro monastico che aveva lo scriptorium, in cui i monaci trascrivevano i testi sacri.
Si trova conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana un evangelario del 1197, e nella Biblioteca Nazionale di Parigi un Nuovo Testamento, provenienti dal monastero. Nel 1240 Re Federico II concesse in l’affitto per pascolo il territorio del monastero a privati il cui ricavato veniva inviato al monastero di Santo Stefano del Bosco a Serra San Bruno e serviva all’edificazione della città di Monteleone (Vibo Valentia).

Monastero San Nicola

Questo famoso monastero basiliano era situato su una collinetta tra la confluenza del Butramo nella fiumara Bonamico, in territorio di San Luca. La chiesa era coperta da tegole, con due porte, una verso occidente e l’altra a settentrione; vi era l’altare con un quadro antico, è diruta e cadente a causa dei terremoti. Fino al terremoto del 1783 si celebrava la messa e la festa di San Nicola, il 6 dicembre, con la partecipazione dei sacerdoti e del popolo di San Luca, Bianco e Casignana.

Monastero Santa Maria delle Camocisse

È riportato solo nella Platea delle badie del 1790 e si trovava nel territorio attuale di Benestare, che ebbe l’autonomia da Bovalino nel 1810. Il nome Camocisse deriva dall’arbusto aromatico che in italiano si chiama cisto marino.

Monastero San Teodoro

I ruderi si trovano sul monte Verraro, alle spalle di Benestare. Rimangono un angolo di mura della chiesa, una cisterna per la raccolta dell’acqua (nelle vicinanze c’è una fonte d’acqua) e una cinta muraria estesa come un campo di calcio con un’altezza di poche decine di cm. Prende il nome da un certo Teodoro di Bovalino che, durante i secoli della pirateria, andò ad abitare in questo monastero. Il termine Verraro, detto in gergo Varraro, si spiega con il pascolo di maiali (da verro, maschio) che servivano per sfamarsi.

Convento Agostiniani

La chiesa, intitolata a San Leonardo, apparteneva al convento degli Agostiniani. Costruita il 12 ottobre 1580. Era ad una sola navata con il portale esposto a oriente. Si celebravano due messe settimanali e quello della festa la prima domenica di settembre. All’interno aveva un altarino col quadro della Madonna del Soccorso. La campana aveva la scritta Matteo Montoro 1683 con l’immagine di San Leonardo e si chiamava Barbara.

Convento Santa Maria di Gesù

La costruzione del convento francescano degli osservanti di Bovalino Superiore risale al 1508, quando Tommaso Marullo, conte di Condojanni e della baronia Bovalino-Bianco-Bruzzano, realizzò l’opera su volere di un gruppo di naviganti che, nelle acque antistanti lo Ionio, giunti salvi a terra dopo una nottata di tempesta, diedero incarico al conte la costruzione del convento. Possedeva un orto nelle vicinanze e circuito da mura e siepi, con querce, peri, fichi, ulivi, agrumi e meli; e uno stagnone per conservare l’acqua.
Con l’occupazione francese (1806-1815) il convento fu soppresso e ripristinato nel 1822. Subì i danni del terremoto del 1783 e, dopo quello del 1908, i frati lasciarono il luogo.
Faceva parte dell’arredo sacro l’altare ligneo intarsiato opera del beato Diego Giurato da Careri, che frequentò il convento, l’altare venne trasferito nella chiesa matrice di Bovalino Superiore nella cappella dell’Immacolata.

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