Arghillà: una critica alla rigenerazione urbana e alla criminalizzazione della comunità rom

Attraverso un comunicato stampa, Giacomo Marino, Presidente dell’Associazione Un Mondo Di Mondi, denuncia con forza l’approccio adottato nei confronti del ghetto di Arghillà nord, evidenziando come la strada scelta sia quella sbagliata e discriminante. Marino sottolinea che “una parte degli enti impegnati nel quartiere continua a diffondere l’idea errata e discriminante secondo la quale la colpa dei gravi problemi del quartiere sarebbe della comunità rom”, invocando, addirittura, la militarizzazione del quartiere.
Secondo Marino, ciò che spesso viene trascurato è che “il ghetto di Arghillà, che emargina i suoi abitanti sistematicamente, è stato realizzato e mantenuto in vita dal Comune, dall’Aterp e da loro stessi”. In questo quadro, la comunità rom risulta essere una delle vittime di una politica che, con il pretesto della rigenerazione urbana, ha speso decine di milioni di euro negli ultimi 25 anni senza risolvere il problema, anzi, “ha mantenuto il ghetto peggiorando la situazione”. I progetti attuati vengono descritti come semplici palliativi, capaci solo di affrontare gli effetti del fenomeno, e non la sua causa, producendo risultati temporanei ed effimeri.
Marino denuncia anche la strategia politica e sociale che ha visto la comunità rom diventare il “capro espiatorio”, con la tendenza a criminalizzare l’intera comunità, nonché ad attribuire loro la responsabilità dei problemi educativi, come dimostrato dal caso della Scuola del territorio di Arghillà. In un documento ufficiale, infatti, si sarebbe addirittura “data la colpa ai rom per l’insuccesso scolastico degli alunni non-rom”, una pratica che, secondo Marino, viola la Costituzione, che stabilisce che la responsabilità dei reati è personale e non collettiva. Tale strategia alimenta ulteriormente i conflitti nel quartiere, peggiorando la già precaria situazione.
Il presidente dell’Associazione critica inoltre il continuo insistere su progetti di rigenerazione urbana che, anziché eliminare il ghetto, hanno “rigenerato solo se stessi e i finanziamenti”, perpetuando un circolo vizioso che grava pesantemente su tutti gli abitanti di Arghillà. Marino afferma che, con le decine di milioni di euro impiegati per questi progetti, si sarebbe potuto eliminare il ghetto più volte, se solo si fosse affrontata la causa reale del fenomeno.
A suo avviso, il punto di partenza per un effettivo superamento del ghetto è riconoscere cosa sia un ghetto urbano e perché nasca. “I ghetti urbani come Arghillà nascono da una geopolitica urbana che prevede la città divisa per funzioni e in spazi residenziali omogenei suddivisi per fasce di reddito”, causando la concentrazione delle famiglie più povere ed emarginate. Tale situazione genera un capitale sociale negativo e un ambiente di esclusione sociale e degrado. L’unico modo per eliminare questo fenomeno, quindi, non è attuare ulteriori progetti di rigenerazione urbana, ma intervenire sulla causa fondamentale: “l’alto concentramento di redditi bassi”. La soluzione proposta è la progressiva equa dislocazione delle famiglie in altri quartieri della città, promuovendo un ambiente abitativo di mix reddituale e culturale che favorisca l’inclusione sociale.
Marino evidenzia come il modello di “equa dislocazione abitativa” (mixité sociale) sia non solo realizzabile, ma già sperimentato con successo in altre città. Egli critica l’uso dei finanziamenti, in particolare i 18 milioni di euro del Progetto Pinqua, che attualmente vengono impiegati per “mantenere in vita il ghetto di Arghillà” invece di essere utilizzati per acquistare alloggi da destinare a famiglie ghettizzate. L’Associazione aveva proposto proprio questo cambio di destinazione dei fondi, ma “non è stata ascoltata”.
Infine, Marino lancia un invito deciso al Comune, alla Prefettura e agli enti del Terzo Settore affinché voltino pagina su una visione fallimentare e discriminante. “Abbandonare l’obiettivo di rigenerare il ghetto, non criminalizzare nessun gruppo, non militarizzare Arghillà, ma seguire l’unico obiettivo coerente: l’effettivo superamento del ghetto”. Auspica che nel prossimo incontro in Prefettura dedicato al Patto per Arghillà, al quale la sua Associazione non è stata invitata, si possa finalmente iniziare a riflettere sulla necessità e l’urgenza di cambiare il paradigma seguito fino a oggi.
In sintesi, il comunicato di Giacomo Marino denuncia l’inerzia e la discriminazione che, per decenni, hanno alimentato il degrado di Arghillà, proponendo un cambio radicale di strategia basato sulla reale equa dislocazione abitativa e sull’inclusione sociale, piuttosto che sulla mera “rigenerazione urbana” che si è rivelata fallimentare.