Politica

Meno “realtà politica”, più “politica reale”

Di Vincenzo Castellano – Segretario Federale Italia del Meridione

Viviamo un’epoca in cui la politica sembra sempre più distante dalla vita quotidiana dei cittadini. Il dibattito pubblico è dominato da slogan, strategie di consenso effimero e logiche di potere che hanno trasformato la realtà politica in una dimensione autoreferenziale, sempre più scollegata dai bisogni concreti della società. Ma c’è un dato altrettanto evidente: le persone vogliono tornare a fare politica, vogliono partecipare alle decisioni che plasmano il futuro del nostro Paese.
Per farlo, però, è necessario uscire dall’illusione che il cambiamento possa avvenire esclusivamente attraverso movimenti fluidi e senza struttura. La nostra Costituzione è chiara: sono i partiti politici gli strumenti con cui i cittadini concorrono alla vita democratica del Paese. Oggi, invece, il populismo ha diffuso l’idea che siano i movimenti a influenzare le scelte politiche, facendo credere che le strutture organizzate siano obsolete, che la politica possa essere fatta senza formazione, senza militanza, senza esperienza. Tutto sbagliato.

Dove abbiamo sbagliato: l’illusione del populismo

Negli ultimi anni si è diffusa l’idea che i partiti siano inutili, che la politica possa essere fatta senza strutture e senza processi democratici interni. Ci hanno fatto credere che l’unica vera partecipazione sia quella dell’indignazione sui social, del voto di protesta, del leaderismo estemporaneo. Il risultato? Una politica sempre più improvvisata, scollegata dai territori, incapace di produrre una visione di lungo periodo.
Il paradosso è che, mentre i partiti si svuotano, la voglia di partecipazione cresce. Le persone sentono il bisogno di contare, di essere parte attiva delle decisioni che riguardano il proprio futuro. Ma per farlo serve una politica con la P maiuscola, una politica che torni a essere territorialità, militanza e competenza.

Ripartire dai partiti, dalle sezioni, dalla vera partecipazione

Se vogliamo ricostruire la politica reale, dobbiamo partire da qui:

  • Territorialità: la politica si fa nelle sezioni, nei circoli, nei luoghi in cui le persone vivono e lavorano. Non può essere confinata ai talk show o ai social media. Serve un ritorno alle piazze, agli incontri faccia a faccia, al confronto diretto con i cittadini.
  • Militanza: fare politica significa impegnarsi ogni giorno, non solo nelle fasi elettorali. Significa costruire comunità, coinvolgere nuove generazioni, trasmettere valori. Non basta indignarsi, bisogna agire.
  • Competenza: la politica non è improvvisazione. Governare un Paese, una città, una comunità richiede preparazione, studio e visione strategica. Abbiamo bisogno di una classe dirigente all’altezza delle sfide del presente e del futuro.

Il futuro della politica è nella partecipazione vera

Non dobbiamo accettare l’idea che la politica sia un mondo lontano, accessibile solo a pochi. Il futuro appartiene a chi decide di costruirlo, a chi sceglie di impegnarsi, a chi capisce che la politica non è uno spettacolo da guardare ma un’azione da vivere.
Meno realtà politica, più politica reale.
Ripartiamo dai territori, dalla militanza, dalla competenza. Ripartiamo dalla politica vera.

Redazione

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