Carcere di Agrigento: famiglie denunciano condizioni “inumane e degradanti”

Dall’Associazione Quei Bravi Ragazzi Family
Con un atto di denuncia-querela depositato alla Procura di Agrigento, tre famiglie hanno sollevato un grido d’allarme sulle condizioni disumane nella Casa Circondariale di Agrigento, definendole “una violazione sistematica dei diritti fondamentali e una tortura silenziosa”. A parlare sono Angela Crugliano, Concetta Pirito ed Erminia Cotena, mogli e sorelle di detenuti rinchiusi nella struttura, sostenute dall’avvocata Guendalina Chiesi, vicepresidente dell’associazione Quei Bravi ragazzi family Onlus a cui i famigliari si sono rivolti.
Il documento, sottoscritto da 55 detenuti, indirizzato anche al Garante nazionale dei detenuti e al Ministro della Giustizia Carlo Nordio, descrive un quadro drammatico. Di seguito i punti principali presenti nella denuncia:
- Freddo insopportabile: Divieto di introdurre giubbotti imbottiti, lenzuola di pile e scaldacollo, nonostante l’assenza di riscaldamento. “I nostri cari rischiano ipotermia: l’acqua entra nelle celle quando piove”, denunciano le famiglie.
- Cibo razionato e sovrapprezzo: Blocco all’ingresso di farina, lievito, salumi e formaggi. “Un pretesto per obbligarli a comprare alimenti a prezzi esorbitanti dentro il carcere”, accusano.
- Igiene negata: Un solo lavandino per cella, usato come bidet, lavello e per l’igiene personale. Docce senza acqua calda e celle infestate da scarafaggi, blatte e topi.
- Sovraffollamento estremo: Celle progettate per una persona occupate da quattro detenuti, con brande arrugginite, materassi infestati da acari e spazio vitale inferiore a 3 m² a testa.
- Privacy violata: Uno spioncino posizionato di fronte alla doccia, “uno sfregio alla dignità”, scrivono ancora i famigliari.
La denuncia cita articolo 27 della Costituzione e l’articolo 3 della CEDU, oltre a precedenti sentenze della Corte Europea (come il caso Torreggiani c. Italia del 2013) che hanno condannato il Paese per trattamenti disumani. «Le celle di Agrigento replicano le stesse condizioni per cui l’Italia è stata sanzionata – spiega l’avv. Chiesi. – Qui si violano anche le regole minime del DPR 230/2000 su igiene e spazio vitale».
Nel mirino anche la circolare del Provveditore della Sicilia Maurizio Veneziano che, secondo la denuncia, “discrimina i detenuti siciliani” vietando beni essenziali consentiti altrove. «Dietro il pretesto della sicurezza, si nasconde un sistema per arricchire l’erario – afferma l’avv. Chiesi. – Lo Stato lucra sulla pelle dei detenuti».
Le famiglie chiedono alla Procura di Agrigento:
- Ispezioni urgenti per verificare lo stato delle celle.
- Sanzioni per i responsabili di maltrattamenti e omissioni.
- Sospensione immediata della circolare regionale sulle restrizioni.
«Dopo essere stati contattati dai famigliari dei detenuti di Agrigento – dichiara Nadia Di Rocco presidente dell’associazione Quei Bravi Ragazzi Family Onlus – ci siamo attivati immediatamente attraverso una denuncia e una interrogazione parlamentare.»