Il Conte Domenico Antonio Grillo di Bovalino

Di Antonio Ardore
L’illustre Famiglia Grillo, d’origine germanica, con capostipite Garifero Grillo, conte del Sacro Romano Impero, si trasferì in Italia del nord con stabile dimora dal 798.
Nel XVI secolo alcuni rami della Famiglia Grillo si sparsero in Calabria con sede dapprima a Oppido Mamertina, poi a Stilo, Careri e a Monteleone (Vibo Valentia).
La baronia di Careri passò di proprietà da Ferdinando Caracciolo, conte d’Oppido, acquistata per 28.900 ducati da Giovanni Leonardo Grillo. Morto questi nel 1595 gli successe Muzio Grillo, alla morte del precedente, nel 1604, la baronia di Careri passò a Giuseppe Grillo. Nel 1647, quando i baroni Grillo vendettero il feudo di Careri con il casale di Natile, la Famiglia si trasferì a Sant’Agata del Bianco, dove costruirono il nuovo palazzo e, per il terremoto del 1783, subì gravi danni per cui venne abbandonato e la Famiglia si trasferì a Bovalino Superiore.
Domenico Antonio Grillo nacque a Sant’Agata del Bianco nel 1801, da Gennaro Grillo e da Maria Paola dei Baroni Mesiti Franzè. Dopo gli studi impartiti dall’arciprete della Matrice, entrò in seminario a Gerace con l’intento di diventare sacerdote, ma arrivò al grado di Lettore tra i frati Minori, e ritornò nel paese natio quando sposò nel 1837 a Martirano (CS), Maria Antonietta De Gatti-Colonna dei Principi di Viterbo.
Dotato di grande capacità e ingegno, tanto che il Papa Leone XII gli concesse il titolo di Conte e l’insegna di Cavaliere, e il motto della famiglia è Lottiamo per il proibito e lo stemma Di rosso alla banda d’oro carica di un grillo al naturale posto nel senso della banda.
Ricoprì vari incarichi: presidente della Congregazione di Carità della Commissione di Statistica, di quella della Ricchezza mobile e sui fabbricati, dei Comizi elettorali, della Commissione delle Scuole, della Sanità pubblica. Fu pure consigliere provinciale, e alcune volte presidente provinciale pro tempore in qualità di consigliere anziano e ispettore degli scavi archeologici del circondario.
Tra il 9 e 10 agosto 1847 ospitò il pittore inglese Edwar Lear, che così riporta in Diario di un viaggio a piedi (Laruffa Editore, Reggio Calabria 2003): “Uno dei maggiori proprietari del posto, le piccole stanze della sua casa indicavano l’uomo letterato; montagne di libri, carte geografiche, globi e carte riempivano ogni angolo. Il Conte per se stesso era di buona natura e di difficile contentatura. Eccessivamente pomposo e pieno di sé, ma in fondo gentile.”
Allo stesso tempo organizzò riunioni carbonare con le famiglie Ruffo e Calfapetra, tanto che il 3 settembre 1847, allo scoppio della rivolta nota come il moto dei 5 martiri di Gerace, riparò dai congiunti a Ciminà perché ricercato dai borboni, ma il capourbano lo arrestò.
Scrisse il manoscritto La mia prigionia ovvero memorie storiche sugli avvenimenti politici avvenuti nel distretto di Geraci nel settembre dell’anno 1847, scritto nel 1848 dopo la prigionia e comunque rivisto dopo l’unità d’Italia.
Il Conte continuò a organizzare riunioni carbonare con i Ruffo e Calfapetra, tanto che fu impegnato nell’aiuto all’esercito dei Mille e da questi fu nominato primo sindaco del nuovo Regno d’Italia, carica che tenne dal 1861 fino al 1863. Precedentemente fu sindaco nel 1831, e nel 1838-1839.
Muore nella sua casa di Bovalino Superiore nel 1881. Dopo il terremoto del 1908 la Famiglia Grillo lasciò Bovalino.