La Calabria e il rischio sismico: una lezione dal passato per il futuro
Quel che Nessuno vi ha detto

Bentornati a Quel che Nessuno vi ha detto, rubrica con la quale ogni settimana analizziamo eventi storici avvenuti nella data di pubblicazione, valutandone le implicazioni e le conseguenze che ancora oggi risuonano nella società contemporanea.
Il 27 marzo 1638 la Calabria fu teatro di un evento sismico di eccezionale intensità che colpì un’ampia porzione del territorio regionale, causando la distruzione di oltre 100 centri abitati e un numero di vittime stimato tra le 10.000 e le 30.000 unità. L’attività sismica si articolò in più scosse tra il 27 e il 28 marzo, con epicentri localizzati nel bacino del Savuto, nella Piana di Sant’Eufemia e nelle Serre occidentali. Il terremoto raggiunse un’intensità pari al grado 11 della scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS), con una magnitudo momento stimata di 6.8 per la prima scossa e di 6.6 per le successive, determinando effetti devastanti su un territorio già vulnerabile per le sue caratteristiche geologiche.
Le ripercussioni dell’evento furono catastrofiche: intere comunità, tra cui Martirano, Rogliano, Amantea e numerosi centri della fascia tirrenica, furono completamente rase al suolo. Oltre al pesante bilancio in termini di vite umane, la popolazione subì profonde trasformazioni demografiche a causa delle migrazioni forzate verso aree ritenute più sicure. I danni al tessuto urbano furono enormi, con oltre 10.000 edifici totalmente collassati e altri 3.000 resi inabitabili. Inoltre, il fenomeno sismico non si esaurì nell’arco di quei giorni, ma proseguì nei mesi successivi, culminando in un ulteriore devastante terremoto l’8 giugno dello stesso anno nella regione del Crotonese, aggravando ulteriormente la crisi umanitaria e le difficoltà di ricostruzione.
A quasi quattro secoli di distanza, la Calabria continua a rappresentare una delle aree a più elevato rischio sismico in Italia, caratterizzata da una fragilità strutturale diffusa e da un patrimonio edilizio non sempre adeguato a sostenere eventi tellurici di elevata intensità. Le recenti nota del Gruppo PD in Consiglio Regionale e dei sindacati, stimolati dallo sciame sismico che proprio in queste ore ha colpito il catanzarese, ha evidenziato la necessità di una strategia di prevenzione efficace, considerando che tutti i comuni calabresi rientrano nelle zone sismiche 1 e 2, ossia le aree a maggiore pericolosità. Sebbene sia stato formalmente adottato un Piano di Soccorso Sismico con misure operative per la gestione dell’emergenza, persistono criticità infrastrutturali che rendono indispensabili interventi mirati e tempestivi, con un focus particolare sul consolidamento antisismico e sulla pianificazione territoriale.
Tra le priorità individuate per ridurre il rischio sismico, si evidenzia l’urgenza di una mappatura approfondita delle risorse disponibili per la mitigazione del rischio sismico e idrogeologico. Un’indagine sullo stato di conservazione del patrimonio edilizio pubblico e privato è indispensabile per predisporre un piano di consolidamento strutturale delle costruzioni più vulnerabili. Parallelamente, risulta cruciale investire in programmi di formazione della popolazione e nella predisposizione di protocolli di evacuazione efficaci, coinvolgendo istituzioni scolastiche, enti locali e protezione civile. Inoltre, l’adozione di tecnologie avanzate per il monitoraggio sismico e lo sviluppo di strategie di urbanizzazione resilienti possono rappresentare elementi chiave per una maggiore sicurezza collettiva.
L’approccio emergenziale, storicamente adottato, non può più rappresentare la strategia primaria nella gestione del rischio sismico. È necessario un cambio di paradigma che privilegi la prevenzione, mediante politiche di lungo periodo che garantiscano la sicurezza della popolazione e la salvaguardia del patrimonio culturale e ambientale. In questo senso l’interrogazione promossa dal Gruppo PD costituisce un primo segnale di attenzione istituzionale, ma occorrono risposte concrete e immediate da parte della Regione e del Governo centrale, affinché calamità come quella del 1638 non si ripetano con le stesse drammatiche conseguenze, rendendo piuttosto la Calabria un modello di resilienza e prevenzione nel contesto nazionale.
Foto: lacnews24.it