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“Un Mondo di Mondi” chiede la modifica dell’ordinanza di sfratto ad Arghillà

Di Giacomo A. Marino – Un Mondo Di Mondi

L’ordinanza Sindacale nº 27 del 26 marzo scorso, che prevede di mettere sulla strada decine di famiglie con minori e portatori di handicap che abitano senza titolo nel Comparto 6 di Arghillà nord, viola la normativa vigente e, se applicata, genererebbe un gravissimo problema di ordine sociale molto grave. Tuttavia, se il Sindaco correggesse adeguatamente l’ordinanza con un programma di assegnazione alloggi alle famiglie, questa potrebbe diventare l’occasione per cominciare l’equa dislocazione abitativa e quindi l’inizio del vero superamento del ghetto.
Questa Ordinanza Sindacale di sfratto senza assegnazione degli alloggi popolari alle famiglie che non hanno risorse proprie sufficienti a garantirsi un alloggio in affitto viola gli articoli 9 (diritto alla sicurezza sociale) e 11 (diritto a un livello di vita adeguato incluso l’alloggio) del Patto sui diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite. Patto che l’Italia ha ratificato con legge del 25 ottobre 1977 nº 881 (successivamente, con legge 3 ottobre 2014 nº 152, l’Italia ha ratificato anche il Protocollo facoltativo al Patto, adottato a New York il 10 dicembre 2008). Ricordiamo che la Costituzione, all’ articolo 117, prevede che i Patti ratificati con gli Organismi internazionali sono da considerare leggi nazionali e, quindi, vanno rispettati e applicati.
Bisogna dire che l’ordinanza, oltre a non rispettare la normativa, segue una logica assolutamente contraddittoria e pericolosa. Richiede lo sgombero degli alloggi perché gli impianti non sarebbero a norma e, quindi, costituirebbero un pericolo per gli abitanti, ma prevede che gli stessi abitanti, formati da decine di adulti, anziani, minori e portatori di handicap, vadano a finire sulla strada senza considerare che in questo modo si costituirebbe per loro un pericolo devastante.
Da considerare, inoltre, che, come viene dichiarato nella stessa Ordinanza, la regolarizzazione della situazione alloggiativa degli occupanti che hanno presentato richiesta ai sensi della legge regionale nº 8 del 1995 è stata impedita dalla stessa Aterp che non ha provveduto a effettuare gli interventi di completamento degli impianti.
Molte famiglie del Comparto 6, nel corso degli anni prima dell’occupazione, hanno presentato richiesta di assegnazione di un alloggio al Comune, ma non hanno mai avuto alcuna risposta. E questo si deve alla scelta del Comune di azzerare quasi completamente l’assegnazione degli alloggi alimentando le occupazioni. Difatti, negli ultimi 11 anni, il Comune di Reggio Calabria ha assegnato solo 10 alloggi ai vincitori dei bandi ordinari.
Visto che l’applicazione dell’Ordinanza provocherebbe danni sociali molto più gravi di quelli esistenti, proponiamo al Sindaco di modificarla prevedendo lo sviluppo di un piano di assegnazione alloggi in dislocazione per le famiglie del Comparto 6 (gli immobili liberati del Comparto dovrebbero essere destinati a uffici ed Enti) acquistando gli alloggi necessari utilizzando una parte dei finanziamenti destinati a mantenere il ghetto di Arghillà. Ci riferiamo ai 18 milioni di euro del progetto PINQUA e ai Cinque milioni di euro stanziati recentemente dal Ministero dell’Interno. L’Aterp Calabria potrebbe, inoltre, reperire altri finanziamenti . Ricordiamo che in questo momento l’Aterp Calabria, per evitare la costruzione di un altro ghetto di case popolari a Lamezia Terme, ha pubblicato un bando di acquisto alloggi da privati utilizzando un finanziamento di Fondi Europei di ben 28 milioni di euro.
Con l’acquisto di alloggi in dislocazione, che è un’azione assolutamente realizzabile, si potrebbe avviare il programma di Equa dislocazione abitativa dì Arghillà, che è l’unico programma di superamento del ghetto che garantirebbe agli abitanti di questo quartiere la vera inclusione sociale, che non è stata mai raggiunta in 25 anni di progetti milionari di “riqualificazione urbana del ghetto”.

Redazione

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