Costume e Società

Gerace: scoperti frammenti pergamenacei durane il restauro della Cattedrale

Grande soddisfazione del vescovo Mons. Francesco Oliva, dopo la scoperta dei sette frammenti pergamenacei risalenti ai secoli XI-XIII, e attualmente custoditi nella Cittadella Vescovile di Gerace. I frammenti, emersi nel corso del restauro degli undici libri corali, sono tutti risalenti a epoche diverse e utilizzati nelle celebrazioni liturgiche della Cattedrale di Gerace.
È stato proprio durante la verifica dei materiali del Corale II che sono affiorati i primi frammenti, impiegati come materiali di rinforzo nelle legature di alcune opere a stampa.
Il Corpus dei frammenti, per gli studiosi, rappresenta una testimonianza unica della tradizione liturgica e musicale della Cattedrale e documenta la delicata transizione dalla liturgia italogreca a quella latina. In coerenza con la missione della Diocesi nella valorizzazione del proprio patrimonio culturale, i frammenti saranno prossimamente esposti nella Cittadella Vescovile, nell’ambito del progetto diocesano integrato Mab 2023/24, promosso e finanziato dalla Cei – Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto, dal titolo Graeca a Gerace – Frammenti inediti di manoscritti greci medievali (sec. X-XII).
L’iniziativa, a cura dell’Ufficio Tecnico Diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici, diretto da Giuseppe Mantella e Don Angelo Festa, coinvolge sinergicamente archivio, biblioteca e museo diocesani con l’obiettivo di favorire la conoscenza e la fruizione pubblica di questo prezioso patrimonio documentario greco-bizantino.
Dopo le operazioni di restauro promosso dall’Archivio Storico Diocesano di Locri-Gerace Monsignor Vincenzo Nadile, diretto da Don Antonio Finocchiaro, canonico archivista e bibliotecario della Diocesi, i frammenti sono stati poi affidati alla professoressa Donatella Bucca – docente del corso di Introduzione alla Paleografia greca al Pontificium Institutum Patristicum Augustinianum di Roma e professore associato di Paleografia presso il Dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’Università di Messina.
Il materiale consta in tutto di 39 frammenti, che potrebbero far parte di un unico codice. La loro analisi e valorizzazione rappresentano un’occasione straordinaria per approfondire le radici culturali e religiose del territorio e restituire alla comunità una pagina ancora inesplorata della sua storia.

Redazione

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