Le cavallette assaltano Bovalino e portano alla carestia del ’700

Di Antonio Ardore
Francesco Maria Procopio (1717-1774), notaio di Bovalino, ci ha tramandato attraverso manoscritti la storia della cittadina e descrive specialmente, in un manoscritto del 1756, tutta la vicenda dei vari assalti subiti dal popolo ad opera delle cavallette, e per cui si rivolsero alla Vergine Maria del Rosario dell’omonima chiesa sita nel borgo Zopardo di Bovalino.
Il primo caso avvenne nel 1739, quando una moltitudine di cavallette, partendo dalla foce della fiumara Bovalino, entrarono nel Bosco di Sant’Ippolito per poi dirigersi verso Bovalino Superiore, dove iniziarono a tagliare i foraggi provocando una carestia. Il popolo decise di portare per il paese la statua del Santissimo Rosario fino alla marina con il consenso di Mons. Idelfonso del Tufo, vescovo di Gerace, che si trovava ospite del Barone del palazzo di Donna Palumba dei duchi Pescara Diano, poi venne portata la statua fino alla chiesa delle Anime del Purgatorio del Palazzo Spinelli, ma la poca devozione dei fedeli non placò la situazione.
A marzo 1741, non ancora finiti gli assalti, il popolo chiese a Mons. Del Tufo la sua presenza a Bovalino e si portò col popolo fino a Bosco Sant’Ippolito con la reliquia della Spina della Corona di Gesù Cristo, ma non si ottenne la grazia, anzi gl’insetti sterminarono il grano e divorarono i rami degli alberi tanto che gli animali morivano di fame per mancanza di biada.
Stavolta si portò la statua della Madonna del Rosario fino alla pianura di Frazzà, dove si cantarono le litanie dei santi, la gente pianse per la rovina accaduta, e il miracolo avvenne: le cavallette si videro saltare in modo convulso, finirono di divorare le biade e s’arrestarono mansuete e, alzandosi in volo, si portarono sulla spiaggia fino a inabissarsi.
Per fortuna queste situazioni catastrofiche non succedono più, rimane il problema nei paesi attorno al deserto del Sahara, dove oltretutto c’è mancanza di acqua e, come testimoniano le tv con i servizi giornalistici, le popolazioni già vivono una condizione umanitaria disastrosa dovuta alle guerre tra bande che sconvolgono la fragile vita politica che cercano di ribaltare il comando.