
Di Giuseppe Pellegrino
La parola stratega con cui Zaleuco lo aveva chiamato inorgoglì Tissaferne, che subito rispose alla sua domanda relativa a quanti uomini gli servissero: «Mille uomini, Legislatore, in prima linea e cinquecento pronti a ogni evenienza.»
«Quando pensi di poter cominciare ?» continuò Zaleuco.
«Pastore - rispose lo stratega – ho cinquecento opliti per l’addestramento annuale già pronti. Pochi giorni e posso completare le schiere.»
«Bene – concluse Zaleuco. – Il Consiglio dei Mille può votare.»
«Non c’è bisogno – intervenne Tirso. – Le parole di Agesidamo mi hanno convinto. Siamo tutti d’accordo per la rappresaglia.»
Ancora una volta,Tirso aveva dimostrato la sua duttilità e nascosto il suo pensiero reale. Non era ancora il momento di osare, pensò. D’altronde, per una piccola scaramuccia, non valeva la pena di essere designato a Stratega. Tissaferne andava bene e lui lo aveva in pugno.
Si era fatto l’imbrunire quando la dàmos si sciolse. Zaleuco, come sempre, da solo si avviò verso casa. A tutti gli altri era andato incontro un servo per accompagnarli.
Arrivato a casa, la moglie lo scrutò sospettosa. Raramente Zaleuco aveva un’espressione sottilmente beffarda e quella sera. Chiese al Pastore se volesse cenare. Zaleuco all’inizio non comprese, poi fece cenno di sì. Gli venne apparecchiata la stessa carne arrostita che a pranzo non aveva voluto, ma che ora gradì. Aveva da poco finito di cenare quando un servo avvisò che un oplita era alla porta. Agesilao doveva aver fatto una corsa veloce e faticosa e veniva a riferire. Zaleuco lo guardò e disse semplice-mente: «Allora, Agesilao?»
«La Polifemo è partita all’alba, Pastore, con tutti i marinai.»
“Strabone – pensò Zaleuco. – Strabone non ritornerà per il giudizio”. Era strano che in momenti difficili la mente si soffermasse sulle sciocchezze.
Vedendo la delusione sul volto del Legislatore subito Agesidamo si affrettò a dire: «Dei pescatori, ai quali ho domandato, mi hanno però detto che la nave è partita come se la decisione fosse stata presa all’improvviso. Mi hanno pure detto che, prima dell’alba del giorno prima della Festa della Sacra Prostituzione ,hanno visto un uomo salire sulla barca e scendere con una piccola cassetta.»
«Hanno riconosciuto chi fosse?» inistette Zaleuco.
«Mi hanno detto che gli è sembrato di riconoscere Tissaferne, Splendente», concluse l’oplita con esitazione.
Zaleuco restò di sale. La notizia non gli faceva piacere, anche perché ancora non capiva, seppure intuisse che il tassello fosse importante.
«Non so, Pastore, se possa essere utile – esitò l’oplita – ma un pescatore mi ha consegnato un pezzo di pelle con tre disegni, caduto dall’uomo dopo che è sceso con la cassetta.»
«Fammi vedere – disse con scarso interesse Zaleuco. Agesilao dette un triangolo di piccole dimensioni al Magistrato. Sopra vi erano disegnate tre figure geometriche di seguito: un punto, un cubo composto di otto punti e un triangolo equilatero composto con dieci punti. Sopra del cubo vi era una freccia che sembrava rimandare il punto direttamente al triangolo equilatero.
Il legislatore sapeva che presso gli Egizi quei simboli rappresentassero dei numeri e che ai numeri corrispondeva un’immagine e un linguaggio. Ma il tutto non aveva senso. In quel momento gli venne in mente l’orazione funebre di Senocrito per Ilone, al quale augurava di raggiungere la perfezione del 10. Quali numeri rappresentavano i simboli e quali simboli i numeri?
Agesilao aveva fatto un buon lavoro e Zaleuco gli dimostrò la sua riconoscenza. Chiese all’oplita di tenersi sempre pronto e gli comunicò la decisione del Consiglio dei Mille di sconfinare verso Medma e Metauro. Agesilao si dichiarò pronto a partire non comprendendo la riflessione di Zaleuco: «Si vedrà, Agesilao. Si vedrà.»
Zaleuco si occupò poco dei preparativi di guerra. Lasciò a Tissaferne il compito di organizzare. Lo stratega aveva inviato uomini nelle campagne. Ogni proprietario terriero doveva contribuire alla formazione della falange. Chiedeva agli opliti di leva che si curassero più di uomini giovani che dei vecchi. Occorreva un’azione rapida e sanguinosa e i vecchi nelle aspre montagne con indosso una corazza di bronzo e un hoplon con la struttura di legno pesante, la spada e la lancia, si sarebbero trovati in difficoltà. Gli opliti chiamati alla leva erano già ben addestrati a rinserrare le fila, a tenere la lancia con la destra e a coprire con lo scudo sé stessi e il compagno vicino. Sapevano formare la forza d’urto che avrebbe spazzato via gente che non si aspettava alcun attacco. Tissaferne pensò fin dall’inizio che quella sarebbe stata gloria facile. Gloria a buon mercato per i progetti che vagano nella sua mente.
Quando, fuori delle mura, Tissaferne stava organizzando man mano che venivano gli opliti e le enopatie a triangolo rovesciato, gli apparve strana la visita di Zaleuco.