Costume e Società

Vincenzo Niutta, il ministro calabrese del primo governo unitario italiano

Di Davide Codespoti

Spesso, negli ultimi tempi, si è assistito a un a revisione storiografica di matrice neoborbonica che vuole vedere ad ogni costo il marcio in ogni cosa dell’Unità d’Italia e il bene supremo nel Regno delle Due Sicilie. Una di queste vuole che fino alla fine del secondo conflitto mondiale non vi siano stati né ministri né primi ministri di origine meridionale alla guida del Regno d’Italia. Peccato che questa fola sia nettamente smentita dai fatti della Storia vera: se infatti il primo Presidente del Consiglio italiano meridionale fu il siciliano Francesco Crispi, già nel primo governo Cavour, in carica dal 17 marzo al 6 giugno 1861, si possono contare ben tre ministri provenienti dal Sud su una compagine ministeriale di otto dicasteri.
Tra questi, oltre il siciliano Giuseppe Natoli (Ministro di Agricoltura, Industria e Commercio) e il napoletano Francesco De Sanctis (titolare del dicastero della Pubblica Istruzione), figurava il calabrese Vincenzo Niutta, che ricopriva la carica di Ministro senza portafoglio (ossia senza essere responsabile di nessun dicastero).
Stimato magistrato e giurista, Niutta era nato il 21 maggio 1802 a Castelvetere (l’odierna Caulonia), in provincia di Reggio Calabria, dal nobile Ilario Antonio Niutta e da Marianna de Blasio. Dopo i primi studi a Catanzaro, a 18 anni si recò a Napoli, dove frequentò la facoltà di Giurisprudenza, seguendo le orme dello zio materno Ilario Antonio de Blasio, che nel 1821 divenne Presidente della Suprema Corte di Giustizia di Napoli. Alla stessa carica Niutta giunse nel 1859, dopo aver passato gli esami per uditore generale nel 1824 e di giudice di corte civile nel 1837, mostrando attitudine al pensiero giuridico.
Di idee liberali, con un alto concetto dello Stato e della funzione della magistratura, fu noto per la sua vasta cultura, non solo giuridica, che traspariva nelle sue sentenze.
Nel settembre del 1860, nella sua veste di alto rappresentante della magistratura napoletana, Niutta accolse l’entrata di Garibaldi a Napoli con un discorso, mentre il 3 novembre dello stesso anno, in seguito al plebiscito indetto dal condottiero per l’annessione del Regno borbonico al Regno di Sardegna, che vide la schiacciante maggioranza dei sì, proclamò formalmente l’annessione dalla Piazza Regia (da allora chiamata Piazza Plebiscito) con la seguente formula:

Proclamo che il popolo delle province meridionali d’Italia vuole l’Italia una e indivisibile con Vittorio Emanuele, Re costituzionale e suoi legittimi discendenti.

Il 20 gennaio 1861 re Vittorio Emanuele II lo nominò senatore, mentre il 17 marzo seguente, subito dopo la proclamazione del Regno d’Italia, Camillo Benso, conte di Cavour, volle Niutta nel suo primo governo unitario (quarto se considerato in successione a quelli del Regno di Sardegna) come Ministro senza portafoglio.
Morto Cavour il 6 giugno 1861 a causa di febbri malariche, il senatore calabrese venne insignito delle insegne di Commendatore dei Santi Maurizio e Lazzaro, oltre a divenire il primo Presidente della Corte di Cassazione di Napoli, carica che avrebbe mantenuto fino alla morte. Inoltre, Niutta, dal 5 gennaio 1864, fu membro della Commissione per l’esame sul progetto di legge sul Codice civile e di procedura civile, poi approvati dal Parlamento nella primavera del 1865.
Morì infine a Napoli il 2 settembre 1867, a 65 anni: gli sono attualmente intestate due vie, una nella città partenopea e una nella natia Caulonia.

Redazione

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