
Di Domenico Sergi – Medico chirurgo
Da cittadino osservo, anche se da lontano, la Calabria, e vedo una forte personalizzazione del potere. Certo, la leadership è necessaria, ma l’eccessivo accentramento delle decisioni, con la creazione di un “cerchio magico” e dinamiche che definirei “bullismo politico” o da “Ayatollah togati”, mi preoccupa. Non è così che funziona una democrazia matura.
Questa situazione è un campanello d’allarme per l’intero sistema: a che punto siamo con il regionalismo? Dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, sembra che alcune regioni stiano diventando dei piccoli potentati, gestiti in deroga al principio di sussidiarietà. Forse, dopo 25 anni, è il momento di riformare il Titolo V per ridare centralità allo Stato e al cittadino, non all’uomo forte di turno.
Mi auguro che la massiccia rappresentanza della Locride in Giunta non sia una mera spartizione politica, ma che si traduca in risultati concreti. Se sarà un bene o un “punto di non ritorno” verso vecchie logiche, lo vedremo dalle opere, non dai nomi.
L’altro fronte è la riforma della Giustizia e la separazione delle carriere.
La mia posizione è chiara: dico SÌ alla riforma. Non perché creda che risolverà il problema dei tempi lunghi — che è strutturale — ma perché è un atto dovuto alla Costituzione. L’Articolo 111 chiede un giudice terzo e la separazione delle carriere è l’unico modo per garantirlo davvero.
Questa riforma è un passo cruciale per:
- Liberare il Giudice: La separazione e l’istituzione di un’Alta Corte Disciplinare servono a sganciare la magistratura dalle correnti e dalle dinamiche di potere interne.
- Equilibrare i Ruoli: Finalmente, si può porre un freno allo strapotere del PM riequilibrando la posizione del GIP.
Non è una guerra tra poteri, ma una difesa dell’imparzialità e della credibilità dello Stato di diritto.
In Calabria, il problema non è solo politico o giudiziario: è un problema di concentrazione del potere. Vediamo la tendenza a rimettere la politica nelle mani di un singolo uomo, e sappiamo che senza la separazione delle carriere, anche la giustizia rischia di rimanere concentrata in poche mani, precludendo quel sistema di pesi e contrappesi che è vitale per la democrazia.
Il potere, sia esso politico o giudiziario, deve essere diffuso, controllato e trasparente.




