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A Taurianova un corso avanzato sull’Intelligenza Artificiale per operatori degli Enti Locali

Dall’Ufficio Stampa Coim Idea

Coim Idea amplia e diversifica la gamma delle proprie attività, rese nel campo della formazione per il personale degli enti locali.
Lunedì 8 luglio sarà avviato, infatti, un Corso avanzato e specializzante per il rafforzamento delle competenze gestionali-amministrative degli operatori dell’Ambito territoriale 3 con il modulo Intelligenza artificiale e servizi alla persona e alla comunità. I lavori, che si svolgeranno a Taurianova, Comune capofila dell’Ambito, nei locali del Polo Sociale, saranno aperti da Francesca Sellaro di Coim Idea e dal Sindaco Roy Biasi.
Sono previsti gli interventi dei rappresentanti delle Associazioni dei Sindaci e di Don Pino Demasi, referente di Libera, oltre che di Stefania Bruno, Responsabile dell’Ufficio di Piano dell’Ambito, alla quale sarà demandato il coordinamento dei lavori. Le relazioni sull’argomento sono affidate all’esperta di politiche sociali di comunità e docente all’Università di Perugia Mariella Ursini e al Professore Ordinario di Sistemi di Elaborazione delle Informazioni all’Università Politecnica delle Marche, nonché uno tra i massimi esperti italiani di Intelligenza Artificiale Domenico Ursino.
Il Corso Avanzato e Specializzante, che costituisce in assoluto la prima esperienza del genere rivolta agli Ambiti Territoriali, si prefigge di rispondere ai bisogni formativi del personale impegnato nell’Ufficio di Piano, attraverso un Programma Triennale di Formazione finalizzato al rafforzamento delle competenze gestionali-amministrative.
La formazione e l’addestramento assumono infatti un ruolo strategico per un efficace ed efficiente impiego di tutte le risorse (umane, economiche, strumentali) a disposizione per il governo ottimale delle attività proprie dell’Ufficio e la gestione dei procedimenti.
Il modulo vuole spiegare in modo semplice, ma corretto e efficace, che cos’è l’IA e come funziona, evidenziando come lo sviluppo dell’IA pervade tutti i settori della nostra vita ed è indubbio che abbia cambiato non solo il nostro modo di agire, ma anche il nostro modo di pensare e di vedere il mondo.
È indubbio che benefici ce ne sono stati tanti, soprattutto nell’ambito sanitario, dove l’IA ha portato innovazione e miglioramento nelle cure e i processi robotici, la telemedicina e la teleassistenza hanno cambiato anche l’approccio alla cura. Occorre, però, salvaguardare la componente relazionale perché, se è vero che i dispositivi sanitari e socio-sanitari sono utili e in alcuni casi indispensabili, in quanto permettono il monitoraggio costante, è anche vero che delegare la cura a dispositivi di vario genere rischia di dimenticare la persona nel suo insieme, magari favorendo situazioni di disagio, solitudine e disuguaglianza sociale. C’è differenza fra curare e prendersi cura e questa differenza è data dalla componente relazionale che solo la persona può garantire.
Le relazioni alla base della cura non solo aiutano la persona da curare, ma anche chi si prende cura sviluppando conoscenze e competenze emotive fondamentali per la convivenza civile.
Allora insegnare le emozioni deve diventare una componente dell’educazione e la risposta può essere un costante inserimento soprattutto dei giovani nelle relazioni di cura attraverso progetti e sistemi di comunità. Inoltre, la componente relazionale può favorire un modo di pensare e di agire più in linea con i bisogni della comunità, favorendo l’innovazione sociale.
Nella nuova modernità il divario fra realtà e mondo digitale diventa sempre più marcato e l’uso massiccio dei social provoca cambiamenti culturali e sociali rilevanti, soprattutto nelle nuove generazioni aumentando il disagio, la marginalizzazione e i comportamenti devianti.
L’innovazione sociale è rispondere a un bisogno sociale insoddisfatto e trasformare le relazioni sociali alla base di quel bisogno valorizzando l’unicità di ogni persona, anche dei cittadini transitori. E questo non può farlo una macchina.
Su questi aspetti complessi e futuristici è aperta la discussione e il contributo dei partecipanti con la metodologia didattica tipica del laboratorio operativo, della interazione tra esperti e partecipanti ovvero della consulenza d’aula.
L’obiettivo è quello di aiutare gli operatori del sociale ad attrezzarsi per far fronte a una realtà che sembra sfuggire di mano e che comunque chiama a nuovi impegni e sfide inedite.

Redazione

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