
Una persona di medio senso civico che si approcci all’età adulta ha sempre la convinzione di potersi giocare le proprie carte abbastanza bene da contribuire a raddrizzare le storture del mondo.
Tra la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta più o meno tutti noi abbiamo ipotizzato infatti di trovare soluzione ad almeno uno dei grandi problemi sociali che affliggono il mondo, avendo la matematica certezza di saper fare decisamente meglio di chi ci aveva preceduto sulla base delle condizioni date. Nel giocare questo grande poker con la storia, non avevamo preso in considerazione, tuttavia, che la sorte aveva in serbo per noi una mano tutt’altro che favorevole, fatta di pop star che confessano di guadagnare di più vendendo foto dei propri piedi piuttosto che la propria arte, leader mondiali ancorati a logiche di conquista vecchie di un secolo, magnati dell’industria che, come prima dichiarazione da uomini di governo, chiedono ai giovani di regalare 80 ore settimanali al Dipartimento dell’efficienza governativa, intolleranza crescente e povertà dilagante.
A rincarare la dose, in questa mano già disperata, si inserisce anche la carta del Sottosegretario di Stato al Ministero della giustizia Andrea Delmastro delle Vedove che, in occasione della presentazione dei nuovi mezzi operativi della Polizia Penitenziaria ha enunciato, con enfasi totalitaristica, la seguente frase:
«L’idea di veder sfilare questo potente mezzo, che dà prestigio, con il Gruppo Operativo Mobile sopra… far sapere ai cittadini chi sta dietro quel vetro oscurato, come noi sappiamo trattare chi sta dietro quel vetro oscurato, come noi incalziamo chi sta dietro quel vetro oscurato, come noi non lasciamo respirare chi sta dietro quel vetro oscurato, credo sia una gioia. È sicuramente una gioia. Per il sottoscritto, è un’intima gioia.»
Evidentemente convinto di trovarsi in Piazza Venezia, Delmastro è riuscito, in sole 71 parole, a pronunciare uno dei discorsi più anticostituzionali della storia della Repubblica.
Parliamoci chiaro: seguendo la cronaca giudiziaria, io per primo ammetto di mettere spesso da parte i miei sentimenti di buon cristiano nei confronti di chi compie atti spregevoli. Mi è successo con i fratelli Bianchi, che ammazzarono di botte il povero Willy Monteiro Duarte all’uscita da una discoteca, con la famiglia Scaramella, che accoltellò a morte il custode del parco archeologico di Pompei Maurizio Cerrato, colpevole di aver difeso la figlia per aver parcheggiato dove non avrebbe dovuto, per Filippo Turetta, che ammazzò a sangue freddo la fidanzata Giulia Cecchettin, ma anche per la famiglia Ciontoli, rea con la sua condotta di aver tolto la vita di Marco Vannini cercando, oltretutto, di coprire la propria colpa sfruttando le conoscenze tra le istituzioni e le forze dell’ordine e Matteo Di Pietro, lo youtuber che investì con il suo suv una Smart durante una challenge, uccidendo un bambino di appena cinque anni. Ci sono casi in cui la rieducazione pare oggettivamente impossibile o, almeno, le colpe così gravi da lasciar intendere che sia molto difficile, con un semplice soggiorno in un istituto correttivo, rieducare una persona e reinserirla in società. Ma, se la Costituzione che ci vantiamo tanto essere la più bella del mondo dà delle indicazioni precise in merito, dovrebbe essere compito di un buon Ministro e del suo entourage cercare di commisurare le parole in modo tale da poterle rendere aderenti ai valori dello Stato che ha giurato di servire, anche se ci sono aspetti di quello stesso testo che gli fanno storcere il naso.
“Togliere l’aria” a chi delinque, per quanto possa essere una metafora accattivante, non rispetta in alcun modo lo spirito di quel testo che, tra le altre cose, mette sempre al primo posto la dignità dell’individuo, anche se ha compiuto un gesto spregevole.
Ma, come il governo Meloni ci sta insegnando, dare libero sfogo ai sentimenti e utilizzare un linguaggio aggressivo è ormai all’ordine del giorno e tutto ciò che non si ritiene aderente a un’ideale partitico può essere calpestato anche se così si aumenta lo spauracchio di un ritorno agli ideali che hanno fatto di un certo Giacomo Matteotti un martire esattamente 100 anni fa.
È a causa di questo atteggiamento irrispettoso che la scorsa settimana la tastiera amica di Elon Musk si è scagliata contro il sistema giudiziario italiano conosciuto solo per sentito dire. provocando la sacrosanta ira del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella o se, proprio in queste ore, qualcuno sta provando anche solo a pensare di organizzare una spedizione punitiva (legislativa) nei confronti di Stefano Musolino senza provare neanche un briciolo di vergogna. Insomma, stiamo assistendo alla mescolatura dell’interesse nazionale con l’interesse di partito come se si trattasse del tè con il latte, una prospettiva, tanto più preoccupante perché in corso non solo nel nostro Paese, che quasi mi fa pensare che, sotto sotto, l’intelligenza artificiale generativa di Google che chiesto di morire a un povero ragazzo che stava realizzando uno studio, non avesse tutti i torti.
Almeno glielo ha chiesto persino con gentilezza…