Attualità

Riscoprire il Sud: la forza della storia non raccontata

Di Greta Panetta – studentessa del Liceo Classico Ivo Oliveti di Locri

“Il punto di vista che descrive il mondo è quello del più forte, è così pure da noi: sembra geografia, ed è economia.” Questa è una delle frasi più celebri di Pino Aprile, scrittore che si batte da anni per far conoscere a grandi e piccini la vera storia del Meridione. Una storia segnata da violenza, brutalità e soprusi, che ha offuscato i lati positivi del Sud, generando una narrazione negativa che ancora oggi viene istintivamente associata a questa parte d’Italia. Tuttavia, tale visione distorta cela una realtà ben diversa, che merita di essere riscoperta e rivalutata.
In questa frase emerge l’importanza del concetto di forza. Ma cos’è la forza? Sin da piccoli ci è stata inculcata l’idea che il forte è colui che è impavido, audace, vigoroso, ricco, potente e, talvolta, anche violento. Personalmente, non riesco a considerare persone simili davvero forti. La mia idea di forza si basa invece su valori come determinazione, empatia, lealtà e persino fragilità. Ritengo che la forza sia un concetto soggettivo, profondamente legato alle circostanze in cui ci troviamo. Una forza che non si misura solo con il potere materiale, ma anche con la capacità di resilienza e con la volontà di costruire un futuro migliore.
Se analizziamo la cosiddetta “questione meridionale”, emerge chiaramente come forti e deboli non abbiano mai occupato ruoli giusti nella narrazione storica. Sfogliando i libri di storia, si nota subito come la questione venga rappresentata in modo tale da sancire l’inferiorità del Meridione rispetto alla superiorità del Nord. Tuttavia, approfondendo quelle pagine nascoste, si possono fare obiezioni significative sulla versione ufficiale di questa storia. La questione meridionale non è solo un fatto storico, ma una ferita aperta che influenza ancora oggi la percezione del Sud in ambito sociale, culturale ed economico.
Sono convinta che il principale errore sia sempre stato il modo in cui questo difficile capitolo storico ci è stato insegnato. Ancora oggi, dopo due secoli, al Sud viene attribuita l’idea di un popolo poco acculturato, destinato a lavori umili e a una vita spesso fallimentare. Questa narrativa ha radicato una percezione di inferiorità non solo nei confronti del Nord, ma anche in seno agli stessi meridionali. Molti sono cresciuti con la convinzione di essere inferiori, senza sapere realmente a chi o a che cosa. Questa percezione di inferiorità si è trasformata in una gabbia mentale, che limita le aspirazioni e rafforza stereotipi che sembrano impossibili da scardinare.
Eppure, è sorprendente pensare a come il Regno delle Due Sicilie, un tempo forte e prospero, si sia trasformato in un luogo povero e arretrato, abitato da persone rassegnate a questa visione del Meridione. Prima dell’Unità d’Italia, avvenuta nel 1861, il Sud era una delle aree più fiorenti d’Europa, soprattutto dal punto di vista economico. Alcune regioni, tra cui la Calabria, superavano di gran lunga molte regioni settentrionali. Il Sud vantava cultura, conoscenza e un’avanzata realtà industriale. In particolare, il distretto siderurgico di Mongiana, situato sulle Serre Calabresi, era il più ricco del Regno delle Due Sicilie e dell’intera Italia. Fu soppresso dal governo unitario perché si trovava “nel posto sbagliato”, ovvero nel Meridione.
Mongiana è solo un esempio di come il vanto industriale delle Due Sicilie sia stato cancellato. Questa perdita ha gravemente compromesso la capacità e la volontà del Sud di crescere e svilupparsi. Eugenio Bennato, in una delle sue canzoni, racconta come questa grande fabbrica ormai spenta “non sarà mai né storia né leggenda”, sottolineando l’associazione persistente del Meridione con l’idea di briganti e povera gente. Questo tema, carico di significati, ci invita a riflettere sul perché una storia tanto ricca e potente sia stata rimossa e sostituita con un’immagine di arretratezza e marginalità.
Cambiare questa mentalità è una delle sfide più importanti. Dobbiamo riscrivere la storia dalla parte dei vinti, restituendo dignità, conoscenza e memoria a una terra che ha subito troppe ingiustizie. Raccontare il passato in modo autentico non è solo un atto di giustizia, ma un mezzo per costruire una nuova narrazione che possa ispirare le generazioni future. Riscoprire le radici culturali, economiche e sociali del Meridione significa anche ridare voce a un popolo che ha tanto da offrire e che merita di essere finalmente valorizzato. La sfida è grande, ma la posta in gioco è ancora più alta: riconquistare l’orgoglio di essere parte di una storia che non è stata cancellata, ma che aspetta di essere riscritta.

Foto di Marcuscalabresus – Opera propria, CC BY-SA 4.0

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