Costume e SocietàLetteratura

La ricerca della verità

La legge è uguale per tutti

Di Giuseppe Pellegrino

Sulla porta della casa di Tirso vi era Agesilao che incitava i servi di Caronda a portare senza indugio dentro la casa il corpo di Caronda. Zaleuco incrociò il suo sguardo e gli fece cenno di avvicinarsi. L’oplita, sempre con il capo tenuto chino in segno di deferenza, obbedì.
«Agesilao – cominciò timoroso il Magistrato – te la senti di eseguire un ordine e poi rispondere solo a me?»
La risposta dell’oplita non si fece attendere: «Comanda, o Spledente, e sarai ubbidito».
Zaleuco era dentro di sé contento di avere capito l’animo del soldato e continuò: «Vi è una nave al porto, la Polifemo, comandata da un greco di nome Talete. La nave trasportava merce anche per conto di Ilone. Il giorno prima della festa della Sacra Prostituzione, non ancora l’alba, Talete ha consegnato una cassa, sembra non molto grande, ma pesante, forse a un Locrese di Epizephiri, e sarebbe utile sapere cosa contenesse la cassa e a chi sia stata consegnat , per vedere se ha a che fare con la morte di Ilone. La nave veniva da Schilletio, città non affidabile».
Agesilao fece segno di assenso inchinando la testa. «Mi raccomando, Agesilao – insistette il Magistrato – fai le domande con la dovuta cautela e poi riferisci solo a me; non a Tissaferne; non a Tirso. Te la senti?».
«Non dubitare di me, Splendente. Capisco le ragioni della tua cautela, perché capisco le ragioni della tua richiesta. Saprò essere cauto, solerte e fedele. Prenderò subito un cavallo. Conosco la Dromo e posso marciare di notte», assicurò l’oplita.
Il carro con il corpo di Caronda si mise in marcia verso Reggio prima delle luci dell’alba del giorno dopo del ritrovamento, scortato dai suoi soldati e da suoi servi. Al mesto corteo si associò, per decisione di Zaleuco, Timeo del Consiglio dei Mille, con l’ingrato compito di spiegare l’inspiegabile e con la responsabilità politica di rassicurare il vicino delle buone intenzioni di Locri. Timeo non era più molto giovane, ma vigoroso e soprattutto saggio. Avrebbe fatto capire ai vicini che nessun sentimento di ostilità vi era in Locri contro la potente Reggio, che poteva continuare a sentirsi sicura alle spalle e guardarsi solo alla nemica dirimpettaia Messana. Timeo era un agricoltore molto ricco, con ampie estensioni di terreno, dunque non era l’ultimo della Consiglio dei Mille e, al prestigio, univa una facilità di linguaggio e di convinzione.
Era il primo pomeriggio quando il Consiglio dei Mille cominciò a ad adunarsi nella Agorà. Tutti o quasi i rappresentanti della proprietà terriera erano venuti e il chiacchiericcio si era fatto persistente e a volte anche tedioso. L’Assemblea del Popolo, al completo poiché occorreva decidere in materia di guerra, entrò ne Buleterio e, nella sua composizione, formava un cerchio, che concludeva come riferimento verso la scranno alto di Zaleuco, sul quale era seduto. Vicino Tissaferne; dalla parte opposta Tirso, come un capo all’opposizione.
«Locresi – cominciò Zaleuco – figli di Aiace, che la Dea Atena guarda con favore.Voi tutti sapete dei fatti nefasti che si sono verificati nella Polis. Ilone, pròsseno a Siracusa, e il nomotheta Caronda sono stati vilmente uccisi e oltraggiati nel corpo. Chi ha fatto simili nefandezze voleva certamente insinuare nelle poleis amiche di Siracusa e Reggio che i discendenti di Aiace Olieo e figli delle Donne delle Cento Case siano gente inaffidabile, incapaci di rispettare un patto e un’alleanza, facendo sollevare a Sud Reghion, dal mare Siracusa, per pugnalarci alle spalle, mentre dobbiamo guardarci a Nord da Crotone e ad Occidente dai Siculi. Io non so se dietro i misfatti vi sia Crotone, oppure i Siculi ancora pieni di rancore per avere conosciuto l’astuzia di chi ha avuto per maestro Ulisse e la forza di chi ha combattuto accanto agli Spartani. Ambiamo mandato ambasciatori a Reggio e Siracusa e, da ultimo, il buon e saggio Timeo si è sobbarcato a un duro viaggio, accompagnando le spoglie di Caronda. Io non so chi ha armato la mano degli assassini, ma non possiamo essere deboli.Una guerra contro Crotone bisogna prepararla minuziosamente, contro i Siculi bastano pochi dei nostri opliti per dare una lezione».
Zaleuco ritenne di non dover continuare. A tutti era stato chiarito che una guerra contro Crotone non era facile e dalle sorti incerte. Bastava una scorribanda di pochi giorni per dare una lezione ai siculi. Zaleuco sapeva che i proprietari terrieri erano pronti ad armarsi e morire per difendere la patria, ma con riluttanza lasciavano la famiglia e gli averi, proprio ora che, poco dopo il solstizio d’estate, iniziava il taglio del legname e la raccolta della pece. Pochi giorni e pochi opliti erano sufficienti per soddisfare l’orgoglio dei locresi.
Fu Tirso il primo a parlare. Guadagnò il centro del Buleterio e con la sguardo completò il cerchio e poi rivolse lo guardo verso il Magistrato.
«Zaleuco – tuonò – quando i nostri padri sbarcarono a Zeffirio non chiesero molto ai Siculi e Italioti. Poca terra per fare una città e nient’altro…»

Redazione

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