Costume e Società

Il castello normanno di Bovalino e i suoi feudatari

Di Antonio Ardore

Come abbiamo raccontato, il feudalesimo nel Sud Italia ebbe inizio nel 1059 con l’arrivo dei Normanni, guidati dai fratelli Altavilla, che conquistarono il territorio scacciando i Bizantini. Sotto il dominio normanno, venne edificato il castello di Motta Bovalino, affidato inizialmente alla famiglia Conclubet e poi ai Ruffo di Calabria, protagonisti di scontri dinastici e ribellioni. Tra il XIII e il XV secolo, il castello passò di mano più volte tra famiglie nobiliari e regnanti, fino alla data storica del 1496.
In quell’anno il re Federico I vendette la baronia di Bovalino alla famiglia Marullo di Messina col titolo di conte: si forma così la contea di Condojanni, formata dal feudo di Condojanni e la baronia di Bovalino.
In questo periodo la popolazione che si trovava lungo la costa si spostò attorno al castello per difendersi dai continui attacchi turchi, formando il borgo maggiore Guarnaccia e quello più piccolo detto dello Zopardo.
Il 30 dicembre 1502 l’assedio delle truppe spagnole al castello, dove si erano riparati gli angioini, finì con la fuga di questi verso il castello di Gerace, dove fu pianificata la famosa battaglia di Seminara quando si passò dal dominio francese a quello spagnolo. Con la partecipazione alla battaglia di Lepanto nel 1571 il conte dovette chiedere dei prestiti e, alla fine, dovette vendere la contea dapprima al marchese Sigismondo Loffredo e alla moglie, la principessa Beatrice Orsini (1586-1617), poi ai conti genovesi De Negro (1617-1716), ai duchi Pescara Diano (1716-1870) e per ultimi e attuali alla Famiglia Principi Morra di Napoli, dei quali il feudo è un ducato (dal 1870).
Data funesta per la cittadina fu l’8 settembre 1594, quando i turchi di Sinan Bassà attaccarono e bruciarono il borgo castello, mentre da un cielo sereno cadde tanta acqua che spense gli incendi e fece scappare i turchi. Si ricorda questo come il giorno del miracolo dell’Immacolata, da cui si è formata l’attuale Arciconfraternita. Il terremoto del 1639 lesionò le 3 torri, ma vennero riparate dalla famiglia dei duchi Pescara Diano, agli inizi del XVIII secolo.
Il terremoto del 1783 spaccò la torre di sud-ovest, che ancora rimane in bilico. Nel 1884 moriva D. Giovanni Ruffo, ultimo ad abitare il castello, che lo donò al Comune per creare un ospizio di mendicità: allora il Comune demolì alcuni tramezzi per allargare le stanze del castello, ma il terremoto del 1908 lo fece collassare, per cui venne in parte venduto a privati, tra cui alla famiglia Zinghinì, che è proprietaria del mastio nuovo. Mentre la parte antica rimane di proprietà del comune.
Dopo la demolizione della torre Scinosa alla marina nel 1912, la stessa ditta dei lavori sbancò il castello dalle macerie.
Nei primi anni’60 l’amministrazione De Domenico, per creare una strada agevole che collegasse il borgo castello al resto del paese fece tagliare il castello in due.
Nel 2008 ci fu un finanziamento regionale del Por Calabria 2000/2006 per il recupero e restauro del castello, riaprendo dei locali che erano stati murati precedentemente.
Con questo ultimo restauro venne scoperto sulla facciata della torre della piazza Gaetano Ruffo un graffito raffigurante la battaglia di Lepanto del 1571.

Redazione

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